venerdì 8 febbraio 2008

Eremita!


"Hai mai pensato di fare l'eremita?
Prima o poi tutti quelli che sono almeno un po’ spirituali se lo sono chiesto: che effetto fa stare in un bosco o in una grotta per giorni o per mesi ?Ha senso fare gli eremiti ?Ci riuscirei ?Ho passato anche mesi senza vedere nessuno e talvolta mi sono trovato in circostanze estreme.Già ci provai da ragazzo per un paio di giorni ma non sapevo nulla della meditazione e, dopo un giorno di silenzio, tutto il mondo diventò così rumoroso da farmi male alle orecchie, era un fruscio insopportabile.Ma poi da grande mi ci misi di buona lena, con la mentalità di chi si chiude una porta alle spalle e poi butta via la chiave: a qualunque costo, voglio vedere cosa succede. L’ha fatto Milarepa, non posso farlo io ?Almeno per un mese, poi magari due, tre.Che sia quella storia di cui parlava Gomo Tulku (ndr che in una vita passata il Maestro era un eremita) ? Mi piacque, anche se era scomodo.Comunque mi premunii di antireumatici naturali e di cuscini piuttosto comodi, di cibo conservabile oltre che vario e di tante piccole cose che non mi facessero pensare di essere abbandonato e trasandato, ma solo per un po’isolato dal mondo degli umani per mia volontà.Cosa accadde ?Si entra in una altra sfera e in un altro tempo.Sempre che il tuo cuore non desideri appendersi ai soliti bisognini che rincorrono le persone distratte.Nel desiderare cose materiali io non vedo nulla di male, anche a me piace un’auto che corre veloce, un bell’abito eccetera: ma è che non ci credo, non assumo questi miei desideri come fondanti. Io sono fatto dello stupore del bambino e del Buddha, tutti lo sono ! Anche se non vogliono accorgersene: anche quando sbavano per la fuoriserie (…o per la perfezione spirituale !) stanno stupendosi come bambini ma se lo sono dimenticato.Ti prego, basta con questa menata del “fango del samsara” in cui saremmo immersi, è uno scherzo da preti per prenderci in castagna, per fare diventare preti anche noi…Ecco che allora mi trovo in un bosco, da solo.Metto in gioco questa gioia e questo orgoglio.Gli alberi non possono contraddirmi e non mi parlano di samsara, né di nirvana: anche loro danzano e il cielo affonda fra i loro rami oltre che dentro il mio volto.È che dopo alcuni giorni inizi ad essere molto lento in certi moti della coscienza e della percezione. Potresti guardare un albero per giorni, sempre dalla stessa parte, sempre dalla stessa posizione.Tutto è perfettamente significativo.C’è un entusiasmo fisiologico che trascina tutta la percezione: potresti cucinarti una pentola di riso e poi mangiartela tutta.Oppure non mangiare per giorni.Però devi volere questa estasi, altrimenti ti senti solo. E comunque non sei mai solo. Qualcuno ti pensa e sei in contatto con tutti gli esseri, e con tutti i Maestri, eccoti parte del ciclone inarrestabile della libertà.Un po’ traballando talvolta ho pensato a quando avrei finito il ritiro, ma è che non mi sono annotato i giorni e allora una folata di vento mi ha portato di nuovo nel volo delle farfalle e nel ritmo del picchio distante.Qualche giorno fai poca pratica ma resti assorbito sempre in questo volto privo di direzioni che guarda tutto. E così pratichi senza forma e la ragnatela dei mondi degli infiniti Buddha si intreccia con i tuoi passi sostenendoti.Talvolta hai un bisogno fisico di essere toccato o accarezzato dallo sguardo di qualcuno, ma poi con l’estasi fuggi dal mondo dell’attesa.L’origine si nasconde in un laghetto alpino.Stranamente aumenta la prontezza di riflessi mentre, al contempo, si possono avere sbalzi di pressione, o chissà cos’altro, che ti portano a diventare lento e un po’ istupidito.Però hai una chiarezza di ordine metafisico, cioè aderente a ciò che vedi, che è anche ciò che sta guardando da te e l’atto del vedere.Cito il punto di vista orientale che mi è più vicino di quello scientifico o mistico, ma credo che chiunque stia in questo stato per almeno una settimana non possa evitare di entrare da questa porta, anche fosse un teologo.Tutta la verità spirituale deriva da questo silenzio, di fronte al quale non esistono più cristi o buddha qualunque, ma c’è solo quello originario, che noi realizziamo in un semplice e nudo sguardo.Ti vengono a prendere e da te escono parole, a ognuna di esse sobbalzi. Sono prodotte dal silenzio di chi ti ascolta.Gli aghi di pino penetrano la materia di sogno; è attraversata ovunque da questa brezza di scirocco estivo. E questo soffio circola ora in te."

Grazie al Maestro Leo Anfolsi per questo splendido racconto.

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