lunedì 8 ottobre 2012

Ovunque!

Into the Wild in città, più che altrove.
Sveglia alle 4 di mattina in una casa che - se va bene - finirò di pagare a cinquant'anni. Aspetto l'autobus insieme ad un paio di ombre. In mezz'ora di strada faccio a tempo a ricadere in un sonno strano, che non è lì nè qui. Poi il treno con i suoi stridori eccessivi. Se ci son anime la solitudine schiuma tristezza. Arrivo a destinazione. Due piccole vie più in là c'è la mia macchina. Cade a pezzi, non ho i soldi per mantenerla. Nemmeno di pagare la benzina: m'incammino. Il cielo sa tutto, si vede. Il corpo è felice di camminare, le braccia oscillano più del necessario. Prologo di una giornata in ufficio. Lavoro per pagare i debiti. Mi resta quanto mi permette di acquistare delle scatolette di pesce in scatola, nella pausa pranzo, al supermercato. Ci vado esclusivamente da solo: è il solo modo di rincontrarmi, di riscoprirmi. Banchetto nel verde di una rotatoria della zona industriale, tanto grande da farmi sentire nella campagna inglese. Attorno girano grandi camion. Spero nessuno mi veda, non vorrei inquietarli con la mia presenza laddove non ne è prevista alcuna.
Tutto gira attorno all'asse del giorno e di colpo appare il buio quando i mezzi mi rilasciano dal loro grembo al luogo di partenza. Aumento il passo. La puzza di tempo bruciato, il mio, cede ai profumi della notte. C'è una luce alla finestra. E qualcuno che mi aspetta.