sabato 8 marzo 2008

Scritto2 - Concorso "Into the Wild"!

Il tempo libero di Ernesto è davvero poco, lo ricava come può. Nel corridoio della Ditta gli impiegati aspettano in fila che batta l’una per timbrare e correre a mensa. Ernesto lascia i propri incartamenti con un entusiasmo crescente. Invece di raggiungere i colleghi va al computer e apre il programma di disegno. Appare un paesaggio silvestre che sembra vero: una collina degrada nella radura dove sorge un tranquillo lago. Un sentiero affianca la riva e si perde nell’orizzonte bagnato dal sole. Ernesto procede con velocità nel creare alcuni dettagli di quel paesaggio, talmente minuziosi che fanno capire che c’è voluto un sacco di tempo per realizzare quell’opera. Soddisfatto, rallenta il ritmo e sgranocchia una mela. Rientrano i colleghi dopo la pausa, ricomincia il lavoro, mentre le scintille di una bella giornata primaverile accendono un cortile trasandato, al di là dalla finestra.
Ernesto ha finito di cenare nella casa che abita da solo. Si siede per un attimo davanti alla TV spenta, chiude gli occhi e rimane immobile. Poi si alza di scatto, indossa indumenti sportivi ed esce nel buio. Raggiunge in bici la tangenziale, nel traffico notturno la percorre a metà, scende e scavalca il guard-rail. Dopo qualche passo nell’oscurità assoluta, il sole si accende come una lampadina immensa e rivela il paesaggio silvestre realizzato al computer da Ernesto. Ernesto è sereno come in un giorno di ferie, mentre quel luogo appare artificiale: domina il silenzio assoluto sulla materia che sembra plastica, e non c’è segno di vita. Il giorno successivo in ufficio Ernesto si lamenta del baccano che viene dal cortile della Ditta. "Stanno sistemando il cortile: ci fanno aiuole" gli suggerisce un collega. "Fiori!" pensa Ernesto, e decide di creare un fiore per il suo paesaggio ideale. Di notte Ernesto torna in quel luogo inventato. Si precipita in cerca del fiore progettato poche ore prima. Lo trova vicino al lago, lo osserva da vicino: è di plastica. Con stizza lo strappa dal suolo e lo butta nell’acqua del lago.
Quando, il giorno dopo, Ernesto giunge in ufficio, trova i colleghi in fermento perché un virus ha colpito tutti i computers: gli schermi sono invasi da fiori che crescono, fiori uguali a quello da lui concepito e gettato nel lago. "Uno scherzo del gestore di rete per festeggiare le nuove aiuole", afferma il solito collega. In effetti dalla finestra è visibile una bella aiuola di fiori colorati benedetti dal sole. Quella sera Ernesto esce in bici, ma stavolta vestito di solo costume da bagno e accappatoio. Plana sui flash abbaglianti dedicatigli dalle auto in corsa, e scompare nell’improvvisa esplosione solare, oltre la tangenziale, dove le acque del lago lo aspettano per un tuffo.
E’ giorno. Ernesto è in ufficio, lavora con entusiasmo. E’ molto elegante e non è da lui. All’una va perfino a mensa, con stupore dei colleghi. La sera, a casa, due facchini sistemano un pianoforte a coda guidati da Ernesto. Rimasto solo, Ernesto si accinge a provarlo. Non sa suonare, ma ha intenzione di imparare. Escono un paio di note, poi qualcosa di più, una musichetta stentata ma dolce che fa dissolvere le mura dell’appartamento lasciando apparire il paesaggio silvestre carico di vegetazione e vita e sole dove Ernesto immagina di trascorrere il proprio tempo libero.

Ernesto

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